
Sono tanti gli spunti che ci ha fornito la recente Rolex 24 at Daytona per quanto riguarda la classe regina, non mancano gli interrogativi per GTD PRO e GTD. Sono molteplici attenzioni tra le GT3, classe che ha visto il debutto di tre nuovi modelli che successivamente ritroveremo in tutto il mondo.
Non sono state ottime le performance delle inedite Ferrari 296 GT3, Porsche 911 GT3-R (992) e Lamborghini Huracan EVO2, brand che hanno partecipato con differenti squadre nella graduatoria riservata ai professionisti ed nella ‘tradizionale’ GT Daytona.
Come da copione sono affiorate le polemiche in merito al ‘Balance of Performance’, sistema che ha condannato le vetture citate sin dal Roar. IMSA non ha modificato i parametri nel pre-gara, una scelta che non è piaciuta a molti concorrenti. Gli organizzatori hanno mostrato un approccio conservativo come accaduto lo scorso anno quando il ‘World Center of Racing’ ha visto il debutto della nuova BMW M4 GT3.

L’esordio del gioiello bavarese non fu dei migliori (7mo posto in GTD PRO/ritiro in GTD), il potenziale dell’erede della vincente M6 GT3 è stato ampiamente mostrato nel resto della stagione con dei successi importanti in tutto il globo. Il titolo DTM con Sheldon van der Linde, il successo nella WeatherTech Sprint Cup con Paul Miller Racing (Bryan Sellers/Madison Snow) sono solo alcuni esempi di un modello che ha vinto il primo evento internazionale al Mugello con ST Racing in occasione della 12 ore valida per la 24H Series.
Non allarmiamoci dunque se le nuove GT3 citate in precedenza hanno sofferto il diretto raffronto con la Mercedes AMG GT3 o l’Aston Martin Vantage GT3, rispettivamente a segno in GTD PRO ed in GTD con WeatherTech Racing ed Heart of Racing. Menzione d’onore per quest’ultima formazione che per la prima volta ha saputo imporsi nella graduatoria overall delle GT nonostante un impegno in GTD.
Attendiamo ora la 12h di Sebring per trarre delle conclusioni corrette sulle nuove GT3 che dal 2024 conquisteranno idealmente il globo con l’ingresso nel FIA World Endurance Championship. Indubbiamente l’interesse maggiore è dato da Porsche e Ferrari, macchine molto differenti rispetto al passato.
Nel primo caso ci sono delle piccole somiglianze con l’ultima generazione messa in pista dal brand di Stoccarda, una vettura che da due anni gareggia già in tutto il mondo nella versione Cup. Dalla Mobil 1 Supercup alla Carrera Cup Italia i risultati positivi sono stati molteplici anche se ovviamente vi sono delle dovute distinzioni rispetto alla GT3.

Storia assestante per Ferrari che ha deciso di cambiare la vincente 488 GT3 con la 296, attesa anche nel ‘Vecchio Continente’ nel Fanatec GT World Challenge Europe Powered by AWS, categoria che inizierà a Monza con il ritorno della 3h valida per l’Endurance Cup. Le modifiche sono state tante rispetto alla 488, un’auto perfetta che ha saputo imporsi ovunque.
Nei prossimi mesi scopriremo sicuramente il vero potenziale della Rossa, determinata a ben figurare insieme a Lamborghini e Porsche. L’augurio è ovviamente quello di avere sempre un BoP equo in ogni situazione, aspetto non banale da tenere in considerazione che purtroppo incide in modo rilevante nell’economia della gara.
La controprova è arrivata anche questo fine settimana in quel di Bathurst con la 12h dell’Intercontinental GT Challenge Powered by Pirelli, competizione che ha visto delle vetture leggermente inferiori ad altre durante l’intero arco della sfida. Il BoP resta un nodo difficile da sciogliere, un incognita che in ogni caso deve essere risolta al meglio senza provocare disparità fra i concorrenti.
Luca Pellegrini
Foto. Piero Lonardo