E’ difficile trovare le parole per descrivere una giornata come questa appena trascorsa ma, anche se altri se ne prenderanno italianamente il merito, ci proviamo: Ferrari vince, anzi stravince a Le Mans, con Antonio Fuoco, Miguel Molina e Nicklas Nielsen, battendo tutta quella concorrenza che da inizio stagione ha maramaldeggiato, probabilmente troppo, sulle 499P.

Una vittoria questa differente da quella del 2023, dichiaratamente inaspettata e frutto di tante circostanze favorevoli, una specie di filotto, in cui comunque noi abbiamo creduto sin dal prologo di Sebring. Qui Ferrari ha ragionato, superato le tante difficoltà che le sono state frapposte, fino ad arrivare al traguardo con quel minimo di energia necessaria per effettuare il giro d’onore. Un gioco di squadra che si è concretizzato col terzo posto dei trionfatori dello scorso anno, col solito Alessandro Pier Guidi (non ce ne vogliano gli altrettanto ottimi James Calado ed Antonio Giovinazzi) uomo squadra fino al midollo nell’affrontare le Toyota, che ancora una volta si sono rivelate le avversarie da battere alla distanza.

Il recap della gara

Dalle 3.30 del mattino alle otto la sola auto in pista è stata la Safety Car, leader della competizione viste le avverse condizioni meteo.

Verso le 8.00 di mattina è ripresa la bagarre per la vittoria con la Toyota #8 di Ryo Hirakawa davanti alla Porsche Penske Motorsport #6 di Laurens Vanthoor. I due hanno iniziato a lottare allungando progressivamente nei confronti della concorrenza.

Tutto è cambiato successivamente a 6h e 30 dalla fine con un incidente da parte di Daniel Mancinelli alla frenata di Indianapolis. L’italiano di Heart of Racing Aston Martin #27 si è ribaltato dopo aver impattato le barriere, la Safety Car è stata inevitabile.

Cadillac Racing #2 ha trovato la vetta con Earl Bamber, provvisoriamente leader davanti a Fred Mako (Porsche Penske Motorsport #5), Robert Shwartzman (AF Corse Ferrari #83) ed Antonio Fuoco (Ferrari #50).

La lotta è entrata nel vivo, Cadillac e Porsche hanno mantenuto la propria strategia alternativa nei confronti delle due 499P e della sempre competitiva Toyota #8 di Sebastien Buemi. Gli americani sono rimasti i soli in duello per il successo, Porsche ha infatti dovuto scontare una significativa sanzione per non aver rispettato una Slow Zone.

Cadillac ha continuato con la propria strategia differente, gli americani sono ancora provvisoriamente al top a tre ore dal termine.  Earl Bamber/Alex Lynn/Alex Palou #2 guidano la competizione precedendo Antonio Fuoco/Nicklas Nielsen/Miguel Molina  (Ferrari AF Corse #50) e Ryo Hirakawa/Sébastien Buemi/Brendon Hartley   (Toyota Gazoo Racing #8 ).

Ciò che rende ancora più prezioso questo successo è che i giapponesi sono stati battuti proprio sui dettagli, e hanno commesso errori di nervosismo, quasi come quando cedevano ripetutamente il trofeo della Sarthe ad Audi e Porsche. Fatto sta che, come da noi ampiamente previsto, la gara si è decisa al mattino.

I tanti che hanno biasimato l’eterno periodo di Safety Car nella notte dovrebbero ricordarsi che a Le Mans non è mai stata data una red flag, e che salvaguardare la salute dei piloti è comunque meritorio in condizioni climatiche avverse, con buona pace di coloro i quali ritengono sia indispensabile tornare agli anni ’70 per ottenere dello spettacolo in pista.

Fatto sta che, dopo aver perso per strada le Alpine, le BMW, con delle Peugeot inguardabili, le novità Lamborghini ed Isotta Fraschini (a proposito, tutte e tre meritatamente al traguardo), la lotta si era ristretta, oltre alle tre Ferrari e alle due Toyota, a una Porsche Penske e ad una Cadillac. Porsche poi ha incredibilmente ceduto nel suo territorio preferito, le condizioni miste, mentre l’aggiunta nordamericana e le tre 963 private di Jota e Proton non sono mai state un fattore.

Purtroppo la gialla #83 di AF Corse, trascinata dai due Robert, Kubica e Shwartzman, ha reso l’anima per un problema elettrico, unico serio problema tecnico delle 499P insieme ad una portiera bizzosa, che Nielsen ha tentato di chiudere in tutti i modi pur andando ai 300 all’ora, che ha necessitato di una sosta extra.

Alla fine Josè Maria Lopez, sub di lusso insieme a Kamui Kobayashi e Nicky de Vries si sono dovuti accontentare del secondo posto, mentre il polesitter Kevin Estre e C. sono finiti addirittura fuori dal podio, trattenuti quanto basta dal solito Pier Guidi.

Tra le LM P2, la lotta a sei alla fine ha premiato United Autosports con Oliver Jarvis, Bikoy Garg e Nolan Siegel. La stellina californiana mette cosí un nuovo mattoncino sulla sua ancora giovane carriera. Bellissimi i duelli che hanno visto coinvolte le vetture di Inter-Europol, IDEC, Cool Racing e Vector Sport, e che hanno premiato col podio le prime due squadre.

AF Corse peraltro, col quarto posto overall, conquista anche la vittoria fra i Pro/Am, sospinta da un Nico Varrone alla sua seconda vittoria consecutiva sulla Sarthe e ormai in rampa di lancio verso un futuribile impiego di prestigio, magari proprio col Cavallino.

Porsche si può consolare con il successo in GT3, per la prima volta protagonisti della 24 Ore. Yasser Shahin, Morris Schuring e Richard Lietz sono emersi insieme alla gemella #92 nella parte centrale di gara insieme alla BMW #46 e, una volta che queste ultima sono uscite di scena, per problemi al cambio e uscita di strada rispettivamente, è emersa l’altra BMW coi colori ispirati alla celebre 3.0 CSL Luigi, che però non è mai riuscita a passare al comando. Chiude il podio di categoria la Ford Mustang Proton #88 di Giorgio Roda, Mikkel Pedersen e Dennis Olsen.

L’appuntamento col FIA WEC è fra un mese a S.Paolo, per poi passare al COTA il 1° settembre. A seguire per la disamina della situazione in classifica.

Luca Pellegrini/Piero Lonardo

Foto. Piero Lonardo

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