I nuovi regolamenti che prevedevano la costruzione delle vetture sulla base dei motori utilizzati dalla Formula 1 furono un fiasco e ridussero al minimo storico il numero di iscritti alla partenza: 21. Per rimediare, oltre alle vetture della nuova categoria “Le Mans Prototype”, ACO decise di accogliere sul Circuit de la Sarthe per l’edizione 1992 della 24 ore di Le Mans delle macchine delle generazioni precedenti, arrivando ad avere una griglia di 58 unità.
Il testa a testa fra i team ufficiali di Peugeot e Toyota iniziò già in qualifica: entrambe l’danneggiarono le proprie vetture in incidenti durante le prove cronometrate del mercoledì. Prime due posizioni in griglia per le due Peugeot 905 seguite dalle tre Toyota TS 010 e, a chiudere, l’ultima delle 905.
Per i primi otto giri, la Peugeot #2 e la Toyota #36 battagliarono fino a quando Philippe Alliot, a bordo della #2, perse il controllo della vettura alla curva Mulsanne cedendo la testa della gara ad Eddie Irvine sulla #36 che la mantenne per oltre due ore fino a quando un pit stop lento lo rimandò in pista in seconda posizione.
Nella terza ora di gara, problemi tecnici sia per la Peugeot che per la Toyota tolsero una delle vetture ufficiali per ogni costruttore dal gruppo di testa consegnando la seconda piazza al trio Lees/Lammers/Fangio (Toyota #38) all’inseguimento della Peugeot #1 di Boutsen/Dalmas/Fabi. La notte ha cambiato nuovamente le carte in tavola, i padroni di casa hanno infatti allungato sensibilmente sul brand giapponese, in crisi dopo un contatto tra Fangio #38 ed una Lotus.
Un problema elettrico sia alla #2 che alla #36 consegnò per la prima volta la leadership della gara alla terza Peugeot ufficiale (dell’equipaggio Hélary/Bouchut/Brabham). Un seguente danno ai nipponici permise ai francesi di monopolizzare il podio al termine di una 24h molto particolare.
Al termine di una gara priva di grandi emozioni, le speranze di FIA ed ACO erano riposte nel nuovo set di regole previste per l’anno successivo.
Marco Rocchi
Foto. 24 Hours of Le Mans
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