Il #1 non era presente alla Rolex 24 at Daytona 2022 visto l’assenza del Paul Miller Racing (BMW GTD) ed allora lo prendiamo noi in possesso perché rappresenta per Pelle Motorsport la posizione in cui si colloca questa competizione che si candida di diritto per essere la più bella dell’anno.
Qualcuno potrebbe dire, ma come fa ad essere una candidata se di gare ne abbiamo viste poche? Il quarto fine settimana della nostra stagione agonistica era atteso come uno dei più entusiasmanti e le conferme sono puntualmente arrivate. L’ora e 40 di qualifica ci aveva fornito degli indizi oltremodo interessanti che alla fine si sono confermati nelle 24h previste.
Shank Racing #60 e WTR #10 hanno condotto le danze nel finale, una prova che si è ribaltata con gli ultimi FCY dopo una fase che sembrava incoronare le due Cadillac (Action Express #5 e JDC-Miller Motorsport #5). La velocità di punta delle auto ‘giapponesi’ ha sicuramente premiato, ma alla fine è stata la strategia a decidere le sorti della corsa.
Peccato non vedere più in azione il Chip Ganassi Raicng che nel finale non ha potuto lottare contro le quattro auto citate. Il sorpasso di Kevin Magnussen alla ‘Le Mans’ sull’Acura #10 del WTR è in ogni caso da inserire nel libro di questa corsa, uno dei più belli di un 2022 sempre più interessante.
In LMP2 gli americani hanno vinto la lotta contro gli europei. DragonSpeed con il speciale equipaggio IndyCar (Pato O’Ward/ Colton Herta/Devlin DeFrancesco) ha avuto ragione su Frits van Eerd/Giedo van der Garde/Dylan Murry/Rinus Veekay, protagonisti con il Racing Team Nederland #29. Anche in questo caso a fare la differenza è stato un volto noto in North America come Veekay, abile con i propri teammate ad approfittare dei problemi dei rivali (taglio di ‘Le Mans’ di Tower Motorsport #8) che era al secondo posto di classe)
In LMP3 è successo di tutto. Felipe Fraga si conferma l’uomo da battere di questa classe che rivede al vertice il Riley Motorsports #74. Gar Robinson/Kay van Berlo/Michael Cooper hanno sbagliato meno dei rivali ed alla fine hanno avuto ragione sui rivali.
Porsche si è confermata al top sin dall’inizio in una gara in cui è doveroso spendere una parola per il Balance of Performance. Il passare delle ore ha mostrato una compensazione delle prestazioni senza precedenti con IMSA che ha saputo cambiare rotta ed evitare il ‘tranello’ teso da Ferrari/Chevy/BMW che in un primo momento avevano subito un piccolo aiuto da parte degli organizzatori.
Mercedes e Lamborghini sono mancate nel finale, Lexus ha dato spettacolo con Ben Barnicoat. Ferrari torna sul podio anche se è sempre un peccato vedere Risi Competizione presente part-time. Una 488 GT3 farebbe bene all’IMSA che da anni non ha più un’auto di Maranello a tempo pieno nella classe regina.
Jaminet ha dato tutto, ha saputo resistere a Vanthoor ed ha mostrato i frutti dell’investimento fatto da Porsche Motorsport che ha creduto in lui da anni. Il transalpino, presente a tutte le prove con un altro giovane di profilo come Matt Campbell, ha risposto colpo su colpo al campione GTD 2020 che ha provato disperatamente a prendere la leadership ed il successo in una prova che manca nella speciale bacheca del belga. Il lavoro del marchio teutonico in termini di giovani non è una novità, ma spesso tutto questo passa inosservato.
L’osservazione è meticolosa, i test sono tanti…i risultati parlano semplicemente da soli. Jaminet segue a ruota Campbell ed il nostro Matteo Cairoli (1° nella 24h del Nuerburgring 2021) che sono cresciuti con costanza a suon di sfide.
Anche in questo caso qualcuno potrà dire. Ma Chevy e BMW non sono state aiutate dal BoP? Il Balance of Performance deve livellare le prestazioni, non premiare le auto che in questo momento sono leggermente inferiori alle altre. Il marchio bavarese ha debuttato ufficialmente nel ‘World Center of Racing’ ed è normale che dei problemi si vedano. Attenzione però a non ‘sputare’ sentenze prima del dovuto. Nel 2016 la Ford debuttò in GTLM terminando ben lontano dalle prime posizioni, a giugno dello stesso anno vinse a Le Mans. La nuova M4 potrebbe fare lo stesso in una località belga nota per i recenti acuti del brand tedesco…(Spa-Francorchamps).
Il discorso è differente per Chevrolet che in poco tempo ha dovuto adattare una vettura che non è nata per questa speciale classe. A Detroit si lavora tanto per la nuova GT3 che arriverà nel 2024, IMSA ha concesso un bel regalo agli americani che per il bene di tutti sono stati ammessi alla GTD PRO. Taylor/Garcia sono chiamati a rifarsi in quel di Sebring, il tempo per migliorare c’è in vista delle gare ‘sprint’ che come ben sappiamo sono un capitolo diverso, ma non meno importante in termini di punteggio. Ricordiamo infatti che Daytona ha il medesimo aspetto sotto questo aspetto, corretto o sbagliato che sia.
In GTD festa Porsche, inizio da ricordare per Wright Motorsport che ha saputo primeggiare contro tutti. Due note vanno evidenziate nella classe PRO-Am riservata alle GTD. La prima è l’ottima performance da parte di McLaren, una sorpresa a tutti gli effetti visto la mediocre prestazione (nelle prime 4h) della Petit Le Mans. Inception Racing ha risposto presente, vedremo cosa accadrà nelle restanti prove. Male Ferrari che ha sprecato l’occasione di vincere con AF Corse in GTD. La #21 poteva sfruttare l’ultima caution per giocarsi la vetta, una missione non riuscita per sanzione in pit road nell’ultima sosta.
Per queste e per altre infinite ragioni è doveroso assegnare il #1 alla Rolex 24 at Daytona. Un giorno d’emozioni è finito nella storia, una gara che segna l’inizio di questa favolosa era che sta per nascere. Abbiamo messo il 2022 come una stagione di transizione, godiamoci questo antipasto che per un paio di mesi ci sazierà in attesa della Sebring 12h di marzo in cui non è da escludere un bis di quello che abbiamo assistito ieri (rivedere il 2021 per capire il concetto).
Luca Pellegrini